
Che questo sia un inno
o Dèi accecati che condividete la mia sorte
Che questo sia lo slogan pubblicitario
che d’ora in poi si ripeta costante
nella radio della vostra seconda mente.
Questa è la storia di quel che mi è successo oggi, proprio oggi. Difficile da tradurre in parole: ci vuole un bell’impegno. Ma io a suo tempo fui addestrato a tradurre, e nella traduzione del linguaggio dell’Anima trovo il mio scopo più alto.
Ma è poi successo davvero? Nuovo seme di dubbio che quella canaglia dell’ego vuol piantare nel mio giardino. Ebbene sì è successo, se è vero che vivo.
Avvertenza al lettore: questa storia è vera, non commettere l’errore di pensare che sia una fiaba. Insomma, non commettere il mio stesso errore di maschera.
Ecco gli ingredienti di questa commedia.
Personaggi:
MENTE, altresì detta ego, o maschera: la spalla. Monologa. Parla con se stessa. E si risponde!
ANIMA, altrimenti detta Dio: la vera protagonista. Non parla, si esprime.
SPIRITO. Anche lui partecipa in silenzio, ma ovviamente c’è. Lo si ritrova in ogni vibrazione.
Interpreti:
Sempre e solo uno: IO. Dove per “io” si intenda me che scrivo, ma anche Te, dato che ogni divisione è illusoria.
Scena 1
Una piscina comunale
In costume da bagno azzurro, MENTE si butta in acqua con il corpo fisico e muove le prime bracciate a stile libero
MENTE
David ha ragione. Dire ‘non ho tempo per la spiritualità’ è una balla. Ogni momento può diventare esercizio di consapevolezza, per lo spiritualista, ogni movimento una pratica.
Cavolo, ho dimenticato di mettermi i tappi per le orecchie. L’acqua sta entrando… Faccio una vasca indietro ed esco a mettermeli. Oh, al diavolo, se è successo vuol dire che doveva succedere. I tappi sono un altro di quei maledetti limiti che mi auto-impongo, che male può farmi un po’ d’acqua nelle orecchie? Sì, ma mi era venuta l’otite… Ho capito, ma è stato anni fa! Stavolta non mi verrà. Fiducia, avere fiducia!
Il seminario di ieri… Uffa, ecco che tornano i pensieri. E invece devo fare esercizio di presenza. Nuotare e basta. Però…
Questo seminario è stato bellissimo. L’ho sentita davvero. No, non me la sto raccontando. Lei era lì, che aspettava che la piantassi di far chiasso. L’avevo già conosciuta, in effetti, quando stufo di soffrire ho chiesto di immergermi nell’amore di Dio. Istintivamente, ho fatto la stessa cosa per richiamarla. Per trovare la mia Anima, ho cercato Dio. Ma allora Lei… ma allora Lui…
Dire “richiamarla”, poi, è sbagliato. Lei è sempre qui. E’ sempre in me. Eravamo in piedi, facevamo l’esercizio di vestire il corpo con lo Spirito e poi sperimentare quello strano stato di leggerezza, come se una forza esterna ci muovesse. E quando David ci ha chiesto di richiamarla… be’, siamo onesti, in un primo momento ho pensato: Nooo, di nuovo quella fatica bestiale, non ce la posso fare. Poi mi sono ricordato che ho fatto un patto con lo Spirito, qualche tempo fa: noi collaboreremo per trovare l’Anima. Anche se potrebbe smetterla di giocare a nascondino, cribbio. Così ci ho riprovato. L’ultimo sforzo, poi sarà finito e tornerò a casa.
Ho lasciato che la fiamma si accendesse al centro del petto. E Lei… era già lì. In attesa. Come le altre volte la fiamma ha divampato e un dolce calore ha pervaso tutto il corpo. Alla leggerezza dello Spirito si è aggiunta una gioia, un piacere, un languore quasi insopportabile mentre il corpo si muoveva e ogni passo era una danza e allora ho saputo, ho ricordato: ecco, questo è il vero me, questa è la mia vera Essenza. Questo è l’Io Sono. Finalmente!
E io che credevo di dover fare fatica. Fatica per essere il vero Me. Non è ridicolo? Non c’è fatica. Nessuna. C’è solo una gran paura. Paura che tutto cambi… e in effetti tutto cambia.
Ma ok, ho fatto un patto: niente balle. Al momento opportuno, mi farò elegantemente da parte. Per mestiere da qualche tempo sono anche attore e so quando uscire di scena.
Bene, questo è proprio il momento. Sto nuotando, al centro della vasca, e mentre butto un braccio avanti, chiudo gli occhi – mi viene ancora difficile richiamarla ad occhi aperti – rallento, e lascio che l’Anima affiori dalla corazza.
Un’incandescenza, una luce nasce nel petto e si fa strada attraverso il corpo, ed è dolcezza immensa e tepore e gratitudine. E improvvisamente…
Le ho detto: ecco, prendi il corpo e divertiti. E improvisamente…
Dov’era tutta la fatica, l’affanno, la preoccupazione di fare i movimenti giusti, la competizione, i pensieri che mi portano via, tutto questo? Sparito. Ero un essere che sperimentava la gioia di vivere. Un bambino che gioca. Ero presenza pura.
Mi ricordo! Sono stato anche una creatura acquatica. Un pesce, pervaso unicamente dall’anima, quando ancora io, Mente, non esistevo. E ho capito che le creature animate non sono mosse dal bisogno o dalla paura ma solo da quella qualità dell’Anima che è impulso irresistibile all’espressione. E quell’espressione è gioia, è amore stesso. E’ Dio.
A questo punto, lo ammetto, ero del tutto spiazzato. Ma come, nessuna fatica? E io che fino a oggi… Un momento, non lo posso fare continuamente, è troppo faticoso. Farò una vasca con l’Anima e una senza. Così intanto sperimento la differenza.
ANIMA
(sghignazza)
MENTE
Che succede? All’improvviso non ho nessuna voglia di fare una vasca senz’Anima. E’ stato così bello. Ok, farò un altro sforzo. Farò lo sforzo di non fare alcuno sforzo… Chissà perché ci sono sempre questi paradossi nella spiritualità. D’accordo, mi lascerò andare.
E’ un attimo, la sua luce mi pervade mentre nuoto: non c’è affanno, non c’è sforzo e i movimenti sono fluidi e armonici come mai prima – e questo lo posso dire con cognizione di causa: sono stato anche istruttore di nuoto, in questa incarnazione, a vent’anni (ebbene sì, sono stato molte cose).
Non posso crederci. Non – posso – crederci.
Sì, però l’anima è lenta! Devo chiudere gli occhi e lasciare che Lei mi muova al rallentatore, se no mi sa che non se la gode, invece io posso fare uno scatto e raggiungere il bordo vasca con uno sprint.
Ecco, ora sì che ho l’affanno. Un attimo prima ero in uno stato così meraviglioso e adesso boccheggio.
E va bene, ti sfido, Anima! Sai andare veloce? Allora riprendimi!
ANIMA
(entra nel corpo e si diverte ad andare veloce)
MENTE
Oh mio Dio, è proprio così! Sta succedendo davvero! Ogni volta che mi collego all’Anima ne ricevo una spinta, una sferzata di energia, non c’è bisogno che fatichi per andare più veloce, mi basta affidarmi a Lei e provo un piacere un languore una gioia tali che… ne ho quasi paura.
Ma sì, ho capito! Finora non ho fatto altro che remare contro. I miei sforzi, il mio lottare per andare più veloce non teneva conto del flusso! Qualcosa dentro di me si irrigidiva, combatteva se stesso, e così la volontà, l’intento si esprimevano solo a metà, forse anche meno. Stando nell’Anima non c’è più attrito, né conflitto, solo espressione.
Ho deciso: mai più senz’Anima!
Scena 2
Alle docce
MENTE
E quindi posso provarci anche qui? Che effetto farà essere Anima sotto la doccia? Aspetta un attimo, ora la accendo. O meglio, mi spengo io…
Oh, che meraviglia, dovete assolutamente provarlo, è così bello! Sento che tra poco non avvertirò più differenza tra il mio corpo e l’acqua calda che mi scorre addosso. Che voglia di mugolare di piacere… Ma non posso, ci sono altri uomini. Il discernimento mi dice di non abusare della comune capacità di accettare l’altrui libera espressione. O forse è la solita paura del giudizio. Già. Senz’altro questo sarà un canto a due voci ancora per un po’: ottava bassa e ottava alta che cantano insieme. Il coraggio che prende per mano la paura.
Scena 3
Atrio comune
E’ una giornata magnifica di cielo terso. Mentre mi asciugo, penso che ho voglia di andare di andare a godermi il sole da qualche parte. Oggi non ho impegni. Voglio andare in un bel posto.
Ma il bel posto è già dentro di me, che differenza farebbe essere da qualche altra parte? Sì, ma pensa quanto sarebbe bello vivere da Anima un posto che già mi piace tanto come Maschera. Ho deciso: sì, andrò.
C’è un altro uomo di fronte a me che si asciuga i piedi. Mi fa tenerezza. Sembra un genitore che dedichi al suo figliolo le cure maldestre di un rozzo amore. Arriva un altro uomo e fa la stessa cosa. Cerca di asciugare i piedi all’aria, non sa bene come fare. Si mette le calze faticando ad abbassarsi. Penso che l’Anima lo saprebbe fare meglio, se solo glielo lasciassimo fare.
Un momento: che stia imparando a fidarmi di Lei?
Scena 4
In scooter verso casa
MENTE
Non riesco ancora a crederci, non posso credere che sia così facile! E’ questa l’illuminazione? Ma se io mi sento il solito cretino! E se provassi a sentire l’Anima mentre viaggio? Chissà che emozione. Meglio di no, ho ancora bisogno di chiudere gli occhi per sentirla, non tiriamo troppo la corda. Ebbene sì, è la solita paura della morte, ma almeno qui è giustificata: non ho voglia di morire proprio adesso.
Al seminario c’è stato un momento in cui l’ho desiderato. Ero nell’Anima, e cercavo di irradiarla tutt’intorno. Ero tutto pervaso da elettricità e da un senso di sacro mentre mi aprivo come un fiore per donarmi, ma non vedevo intorno a me la luce che avrei dovuto emanare. Non ci sto ancora provando abbastanza, mi sono detto. David dice che l’Anima si mostra solo a chi ne è degno, e io evidentemente non lo sono ancora. Eppure adesso, qui, in questo momento, posso morire. Non sono più preoccupato per gli altri, perché sapranno che me ne sono andato felice. Ti dico con tutta la sincerità del mio cuore che sono pronto a venire con Te.
Non sono morto, e mi sono sentito un po’ deluso e lasciato a terra.
Ora sono ancora così carico d’emozione per tutte queste scoperte che qualcosa devo pur fare. Ho voglia di urlare. No, ho voglia di cantare. No, non ho voglia di far niente. Lascio che faccia Lei.
ANIMA
(Canta. E’ solo un suono a labbra chiuse, un suono che sale e scende, che si fa acuto e poi grave, veloce e poi lento, spensierato, insensato, grave, doloroso, rabbioso, infantile… e poi è gioia pure ed è tutte le emozioni insieme.)
MENTE
Ma cosa sto cantando? Lo riconosco! La musica degli schiavi. Nel loro grande dolore, erano così vicini all’Anima che non potevano che cantare così: cantare l’Anima: Soul. E cosa sento ora? Un’emozione che sale, sale, la sento sbattere contro la mia corazza… Non voglio… O insomma basta con le resistenze! Ricordo il patto e mi faccio da parte.
ANIMA
(Piange a grandi ululati. Poi ride. Si calma. Riprende a piangere)
MENTE
Ma che faccio? Non posso piangere, non vedo più niente, finirò per schiantarmi. Ora rallento. Che imbarazzo, quel tipo mi guarda, chissà che pensa di questo pazzo che singhiozza mentre affronta una curva in scooter. E poi questo non è il mio pianto. Io non ho mai pianto così. Non che abbia pianto molto in vita mia, non me lo permetto. E’ l’Anima che piange? E perché? Che stupido, non vedi che ride? Non senti che in questo pianto c’è tutto? Questo pianto è estasi. Godiamocelo, allora!
Mi sento meglio. Un grosso peso se n’è andato. Sono così stanco. Le parti si sono invertite: ora io osservo lei! La Maschera, il giudice incessante osserva l’Osservatore Supremo. Lo ammetto, sono fiero di me. E’ un sentimento stupido, in ottava bassa, ma voglio permettermelo. Fiero, sì, fiero di avere avuto il coraggio di guardarti in faccia, Anima. Ma se ancora non mi hai preso del tutto, non mi hai incendiato, vuol dire che… Vabbe’, ridimensioniamo ma permettimi di vantarmi di averti dato almeno una sbirciatina.
E per inciso, ho nuotato senza tappi e non ho nessun problema alle orecchie.
SIPARIO
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